Il Lupo d’Assisi, la figura di San Francesco in scena al Teatro Regio di Capitanata

Progetto e mission dell’opera teatrale “Il lupo d’Assisi”.

Ciò a cui si assiste ne “Il lupo d’Assisi” è un periodo preciso della vita di Vanni, lo scapestrato giovanotto, figlio del ricco borghese Pietro Bernardone, mercante di panni in Francia. È il tempo in cui Vanni affronta una profonda crisi psicologica e spirituale; tra momenti di delirio, spasmi ed allucinazioni, egli viene ingabbiato in un circolo vizioso, un folle circuito di disorientamento, in continua ricerca di un sé che forse ha perduto, smarrito … un incessante lasciarsi cadere e ritrovarsi, scendere e salire, fino alla dilatazione di un attimo, l’istante che diverrà solitario colloquio, vano ed inconcludente soliloquio, naturale conclusione dell’incontro col Mistero ed il Trascendente. “Il lupo d’Assisi” costituisce il frutto di uno studio teatrale inedito; lo spettacolo nasce, infatti, come scrittura di scena e non come tradizionale scrittura “drammaturgica”; qui, il testo si forma, per così dire, sulla scena, continuamente in modo differente; qui, ogni volta, è l’attore che si fa regista di sé stesso. Questa prassi attoriale ha così condotto all’ideazione della figura scenica del “performattore”, una sorta di ibrido dove alla consueta modalità attoriale vi si affianca l’agilità di un performer; alla parola risponde il linguaggio del corpo, realizzando una perfetta simbiosi tra verbo e gesto, tra suoni e movimenti. Tutto ciò è stato ideato e realizzato da Fabrizio Errico, studioso ed autore del testo.

Le fasi propedeutiche del training attoriale hanno avvertito, inoltre, la necessità di affiancare un “acting coach”, un atipico operatore teatrale che si occupa della fasi di orientamento e disciplina del performattore, quali espressioni emotive, corporali, vocali. A completare il quadro del lavoro proposto, dall’integrazione di vere e proprie “musiche di scena” ed “effetti audio” che si innestano sapientemente nel tessuto diegetico dello spettacolo, alla realizzazione di un apparato sceno-tecnico molto semplice dove lo spazio scenico è stato ispirato al concetto di “teatro povero”, fino ad un radicale lavoro di illuminotecnica. L’opera teatrale è corredata dal breve saggio critico, “Francesco … un folle illuminato (paupertas teatrale e radicalità dell’atto poetico)”, concernente ermeneutica e semiotica teatrale dello spettacolo, sempre a cura dello stesso autore, Fabrizio Errico.

Che altro aggiungere, se non un in bocca al lupo … d’Assisi!

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